Sappiamo
bene che la psicofonia è una realtà dimostrata da molti sperimentatori
in tutto il mondo. Abbiamo registrazioni audio e video di entità che
si definiscono 'disincarnate'. Gli sperimentatori sono di tutte le estrazioni
sociali e culturali. Spesso non laureati hanno un archivio di registrazioni
audio di primissima scelta e offrono alla scienza un contributo tanto insostituibile
quanto, ad ora, sorprendentemente ignorato.
Ma nasce la necessità di fare un passo ulteriore in avanti e vedere dove
ci porta tutto ciò. Pensiamo alla transcomunicazione strumentale microfonica
(o metafonia) ed, in particolare, alla registrazione su nastro magnetico delle
voci presumibilmente dell'aldilà. Quando una canzone è incisa
su nastro, la traccia parte da una fonte, giunge alla testina di registrazione
e rimane incisa sul nastro. La testina è composta da una spirale elettrica
intorno a cui passa una corrente che determina un campo magnetico. Il segnale
audio, ad una certa frequenza, passa dalla testina al nastro lasciando una traccia
variabile. Quindi resta sul nastro una induzione magnetica residua Br, il cui
valore dipende dal flusso che l'ha attraversato quando passava davanti alla
testina (e dal materiale del nastro), e quindi, dalla corrente i.
Quindi l'induzione residua è proporzionale alla corrente fonica I inviata
alla testina:
Br = Kr I
dove il fattore di proporzionalità Kr è funzione della frequenza e diminuisce al crescere di questa ed è praticamente costante alle frequenze basse.
Dal
microfono, attraverso il filo, fino alla testina, o direttamente in essa, giunge
un segnale elettromagnetico 'autoprodotto' che, per ipotesi, sarebbe esistente
nella nostra dimensione. Sicché la voce paranormale sarebbe un flusso
di energia autoprodotta derivante dalla nostra stessa dimensione spazio-temporale.
Un flusso di elettroni che si origina davanti al microfono e, pertanto, non
udibile se non dopo la sua trasformazione magnetica. O addirittura flusso magnetico
autoprodotto nella testina. Se ciò è vero allora nell'ambiente
dove lo sperimentatore effettua la ricerca vi sarebbe in essere una fonte autoprodotta
del segnale vocale, prova della presenza dell'entità che lo produce.
Allora, diciamo, se rimangono registrate tre voci diverse sul nastro, ciò
è prova della presenza nella stanza di tre entità diverse invisibili.
Se la voce è flusso di elettroni, allora l'entità è flusso
di elettroni che vaga nella stanza. Ciò significherebbe che le entità
sono presenti nella nostra dimensione sotto un'altra forma, questa volta energetica,
e, pertanto, non immediatamente
riconoscibile. Ed infatti vi sono persone che affermano di vedere tali entità
mentre sono a noi invisibili. Un flusso di energia elettrica esistente, infatti,
potrebbe essere percepito dalla retina e riconosciuto dal cervello. A tal fine,
se si crea il buio in una stanza, e si rimane con
gli occhi aperti in attesa di percepire questi flussi di energia, ci accorgiamo
che la retina impressiona e il cervello riconosce flussi energetici in movimento:
punti luminosi che si muovono a velocità variabile in direzioni varie,
forme ectoplasmatiche amorfe e figure umane riconoscibili. I segnali vengono
riconosciuti dal cervello ed interpretati. Entità imperfette potrebbero
rivelarsi secondo immagini più terrene e viceversa. Se ne deduce che
i defunti vivono nella nostra dimensione sotto forma di energia percepibile
e possono essere visti da chiunque. La registrazione della loro voce dipende
dalla loro volontà e/o possibilità di comunicare con lo sperimentatore.
In conclusione si può dire che siamo di fronte alla scoperta del secolo
e tutto ciò resta un atto di amore dell'umanità verso la creazione
nelle sue multiformi esplicazioni.
Aurelio Nicolazzo
Roma 22 maggio 2001