La cronovisione: l’antico sogno di rivivere il tempo passato
Paola Giovetti

 Da Luce e Ombra Vol. 102, ottobre-dicembre 2002, pagg. 369-374

 
             All’inizio degli anni Cinquanta una notizia occupò le pagine di tutti i giornali facendo l’effetto di una bomba: era stato inventato il “cronovisore”, ovvero la macchina in grado di captare gli avvenimenti passati e i loro protagonisti, facendo rivivere eventi lontani e risentire voci ritenute mute per sempre. Inventore di questo straordinario strumento era padre Pellegrino Ernetti, monaco benedettino, che aveva lavorato in collaborazione con un gruppo di scienziati di fama mondiale tra cui Enrico Fermi, un premio nobel giapponese e Werner von Braun, inventore della V2. A quanto si disse, gli esperimenti erano stati condotti con lo stesso metodo con cui gli astronomi riescono a ricostruire l’aspetto di una stella spenta da migliaia di anni.

              Padre Pellegrino Ernetti, scienziato e musicologo, era insegnante di musica polifonica presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia; la sua era l’unica cattedra di questo genere esistente al mondo. La musica prepolifonica è quella che va dal XIV secolo a.C. al X d.C. e che precede la scrittura musicale così come la conosciamo. Per ricostruire e studiare questa materia complessa e affascinante padre Pellegrino si avvaleva del contributo di specialisti di tutto il mondo e fu anche grazie al loro contributo che cominciò ad elaborare il sistema che lo portò alla sensazionale scoperta.

            E’ noto che le prime ricerche con l’oscillografia elettronica furono compiute presso l’Università Cattolica di Milano con padre Agostino Gemelli. In un’intervista pubblicata il 2 maggio 1972 dalla Domenica del Corriere padre Ernetti, che è morto nel 1994, spiegò al giornalista Vincenzo Maddaloni i principi di base del cronovisore, la macchina che vede indietro nel tempo:“Tutta l’elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipotenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse sono energia. Il fatto che noi non vediamo e non udiamo non significa che non esiste altro, ma soltanto che occorrono determinati apparecchi che ci facciano udire e vedere”. Apparecchi, cioè, in grado di decodificare quell’energia.

            A quanto risulta, padre Pellegrino costruì quell’apparecchio e i risultati furono portentosi: fu visto e registrato Cicerone che pronunciava i suoi discorsi, fu udito e trascritto l’intero testo della tragedia di Quinto Ennio, il Thyestes, della quale si conoscevano solo poche righe; ma soprattutto gli scienziati poterono assistere alla passione di Gesù e alla sua morte e resurrezione. Tutto questo sarebbe stato mostrato al papa Pio XII e ad importanti personalità del Vaticano e della politica.

            Lo scalpore e le polemiche suscitate dalla vicenda furono enormi, anche perché al grande pubblico non fu possibile vedere nulla. Il già citato giornalista Vincenzo Maddaloni, che riuscì ad intervistare padre Ernetti, affermò però di aver visto l’immagine di Gesù, il suo vero volto. Poi, di colpo, tutto fu messo a tacere. Padre Ernetti, che peraltro era stato sempre molto prudente e abbottonato, non parlò più (o non poté più parlare) della cronovisione e poco per volta la scoperta, che aveva tanto eccitato gli animi, sparì dalle prime pagine dei giornali. L’antico sogno di ricostruire nel dettaglio le gesta di Alessandro Magno e di constatare le dimensioni del naso di Cleopatra non fu però dimenticato e proprio in questo periodo se ne ritorna a parlare con più interesse che mai, grazie a un documentario realizzato dalla Pulsar, ricco di documenti inediti, dal titolo “Cronovisore, la prima vera macchina del tempo”, che sarà mostrato in anteprima all’annuale congresso delle Edizioni Mediterranee che si svolgerà a Riccione, Centro Congressi Le conchiglie, dal 25 al 27 aprile 2003; e anche grazie a un libro appena uscito in Francia presso l’editore Albin Michel dal titolo Il nuovo mistero del Vaticano.  Autore ne è il teologo francese padre Francois Brune, che di padre Ernetti è stato per trent’anni amico e confidente e ha ritenuto che i tempi siano ormai maturi per rivelare certe cose. Il libro è attualmente in traduzione e sarà pronto nell’edizione italiana il prossimo mese di gennaio 2003 (Edizioni Mediterranee). Ma andiamo per ordine.

            Nel documento che sarà mostrato al congresso di Riccione si parla di uno scritto inedito di padre Ernetti recuperato dagli autori, dove fra le altre cose il sacerdote-scienziato svela alcuni particolari della composizione e del funzionamento della sua invenzione. Grazie alla gentilezza degli autori abbiamo avuto la possibilità di visionare qualche brano del testo, in particolare quello in cui vengono descritti certi dettagli della composizione e del funzionamento del cronovisore:“L’apparecchiatura”, scrive il monaco-scienziato, “è composta da tre gruppi di elementi: un gruppo di una serie di antenne formate da varie e segrete leghe di metalli, in catena tra di loro in modo da poter captare tutte o quasi tutte le differenti qualità di onde radio e non radio esistenti nello spazio universale; un secondo gruppo è formato da apparecchi che, a tempo luce, ricostruiscono ciò che si cerca nello spazio selezionando tutte le immagini e le voci; finalmente un terzo gruppo riproduce come in una televisione le immagini e i suoni”. E poi queste parole sibilline:“Ecco tutto. Di più non posso dire”, nelle quali con ogni probabilità si nasconde e al tempo stesso si rivela tutta la tragedia dello scienziato che sa di aver fatto una scoperta a dir poco sensazionale, che però non può divulgare.

            Nel documentario viene intervistato anche un nipote di Padre Pellegrino , Aprilio Ernetti, che vive ancora a Rocca Santo Stefano, il paese natale della famiglia Ernetti. “Zio non parlava spesso delle sue ricerche. Quando veniva a Rocca lo faceva per stare con noi parenti. Però un giorno mi disse della macchina: doveva essere grande almeno quanto un camion. Fu smontata e portata in Svizzera, così mi pare di aver capito. Mi disse anche che con quella macchina si poteva scegliere il giorno e l’anno”. Il nipote di padre Pellegrino afferma anche che gli scienziati che lavorarono con lo zio avevano certamente molte notizie e materiale del cronovisore. Tra questi, dice, c’era anche un certo Cumar di Padova.

            La macchina fu volutamente smontata, messa fuori uso e portata lontano. Secondo padre Francois Brune, si trova in Vaticano: di qui il titolo del suo libro. I disegni e i progetti sarebbero invece depositati presso due notai, uno in Giappone e uno in Svizzera: così almeno gli disse Pellegrino Ernetti.

            Nei suoi trent’anni di frequentazione, Brune ha maturato una profonda stima per padre Ernetti, stima condivisa da tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo a fondo. In quello che il sacerdote diceva della sua “macchina del tempo” c’è quindi certamente del buono e del vero, conclude Brune. In occasione del loro ultimo incontro avvenuto nel settembre del 1993, un anno prima della morte, padre Pellegrino gli raccontò di essere stato convocato in Vaticano insieme ai due scienziati ancora viventi che avevano collaborato con lui al progetto e di essere stato interrogato a lungo da una commissione internazionale composta di scienziati e di alti prelati. L’interesse per il cronovisore era quindi ancora molto alto. Ma come mai tutto fu messo a tacere? Nel suo libro padre Brune offre questa spiegazione:“Tutti coloro che videro il cronovisore in funzione capirono che quello strumento era potenzialmente molto pericoloso e avrebbe potuto sconvolgere la vita dell’umanità. Non ci sarebbero più stati segreti scientifici, politici, diplomatici, industriali né segreti di Stato. Non ci sarebbe più stata vita privata. In mano a personaggi senza scrupoli avrebbe potuto essere utilizzata in maniera sconsiderata, con conseguenze pesantissime. Per questo la macchina fu smontata e consegnata alle autorità ecclesiastiche”. Padre Ernetti stesso ne era consapevole e per questo fu d’accordo con la decisione di non divulgare la scoperta.

            Nel 1972, quando la macchina era già smontata, aveva detto nell’intervista pubblicata dalla Domenica del Corriere:“Questa macchina può provocare una tragedia universale perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero. Infatti anche il pensiero è un’emissione di energia, quindi è captabile. Si potrà cioè, per mezzo della macchina, sapere quello che il vicino o l’avversario pensa. Le conseguenze sarebbero due: o un’eccidio dell’umanità oppure, cosa difficile, nascerebbe una nuova morale. Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti, ma restino sotto il controllo diretto delle autorità fino a quando l’uomo imparerà ad agire per il bene”. Pur condividendo questa opinione, padre Brune, di cui il documentario della Pulsar riporta la testimonianza, ritiene che prima o poi qualcuno ricostruirà l’apparecchio di padre Ernetti, o qualcosa di simile, e “allora l’umanità sarà confrontata con la rivelazione del suo passato. A giudicare dal suo presente”, conclude lo studioso, “lo choc sarà terribile!”.

            Una cosa è certa: del cronovisore, dopo tanti anni di silenzio e di illazioni, sentiremo ancora parlare. Forse i tempi sono maturi per nuove rivelazioni.

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