DISCHI VOLANTI SOPRA LE CHIESE

Sfogliando i vatican files, scopriamo che il 12 febbraio del 1106 "stelle" luminose apparvero sopra Bari. Il singolare avvenimento ci è stato tramandato dallo storico Antonio Beatillo, gesuita, che nel 1637 dette alle stampe la prima storia di Bari (Historia di Bari principal città della Puglia). Scriveva Beatillo che "comparvero su la città di Bari visibilmente a dodici di febbraio, le stelle nel mezzogiorno, come se fosse mezzanotte, e correano l’une contro dell’altre, a guisa di combattimenti, con mostrar anche di caderne verso terra. Che cosa in particolare ciò presagisse noi sappiamo di certo, essendo che stava allora quasi tutta l’Europa, e altri luoghi ancora fuori di lei, in guerra e miserie grandissime". Quasi a giustificarsi per la clamorosa notizia di quella che sembrava essere una guerra spaziale, Beatillo teneva a precisare che il suo racconto l’aveva appreso da una Cronica di Giovanni Nauclero (lo storico svedese Verge detto Nauclerus, 1430-1510), autore di una Cronaca latina dai "tempi di Adamo al 1500". Lo storico Vito Antonio Melchiorre fa notare che non si sa da dove Verge abbia attinto i particolari dell’avvenimento di Bari, verificatosi quattro secoli prima di lui, così come non si è riuscito a reperire il testo della cronaca in questione. Va anche detto che Beatillo fu uno storico serio; altri avvistamenti nei cieli baresi vennero segnalati tra il dicembre del 1853 ed il gennaio del 1854. La notizia venne ripresa da un altro storico, Francesco Babudri, in un articolo pubblicato su un foglio locale nel 1952, e riferendo di "dischi luminosi che solcavano il cielo della città facendo balzi e capriole all’insù, per precipitare poi nello spazio, ma riprendere subito quota. Altri dischi sembravano scuotersi in preda al tremito che dà l’ubriachezza, per fermarsi quindi in un dato punto, quasi che un gigantesco chiodo ve li fissasse". Altri ancora si rincorrevano come se giocassero a mosca cieca. Poi, a un tratto, quasi obbedendo a un comando, un guizzo e via di corsa verso la stratosfera.

Nel gennaio del 1953 venne scoperto nell'abbazia di Ampleforth un vecchio manoscritto: narrava che nel 1290 un disco volante aveva sorvolato l'abbazia di Byland, nello Yorkshire. L'abate ed i monaci si accingevano a consumare il pasto quando uno dei confratelli entrò correndo in refettorio, annunciando che fuori era apparso un grande portento. Corsero tutti all'aperto, e videro un grande disco rotondo, argenteo, che passò in volo su di loro, lentamente.

Robert de Greystane, nella sua Historia de Statu Ecclesiae Dunelmensis riferisce che quando morì l'abate dell'abbazia di Durham, il giorno della festa di San Gregorio del 1320, venne sepolto nel coro di Saint Leonard, davanti all'altare maggiore. Dopo la sua morte, nel cielo apparve una grande luce che sembrò risplendere al di sopra della sepoltura. Poi l'oggetto fu visto discendere e spostarsi da un luogo all'altro.

Nella Cronaca Albertina (1393-1394) si legge: "(Nel 1394) apparvero all'inizio del mese di settembre molti Assud (termine sconosciuto; N.d.A.) e stelle volanti nell'aria. In quello stesso anno 1394, il giorno 2 del mese di settembre, alla seconda ora della notte, un grande Asub (altro termine ignoto) apparve a quanti si riunirono in piazza a Forlì per osservarlo, spostandosi molto lentamente nell'aria da un lato all'altro di quelli che vi si trovavano riuniti, durante il tempo necessario a recitare due Pater Noster; aveva una lunghezza apparente di due passi, e alla sua scomparsa, come riferirono i presenti, si diffuse nell'aria un fetore simile a quello dovuto a qualcosa di combusto dal fuoco, mentre altri che dicevano di averlo osservato asserirono che il suddetto Asub ardente si presentò loro spostandosi in cielo come in precedenza; ma dopo si fermò in aria per un certo tempo, e tanto a lungo vi rimase che infine scomparve poco a poco, rimanendo poi di esso una nube prodotta da residui di fumo che assunsero in cielo l'apparente forma di serpente, cosa indubbiamente degna di essere osservata…".

Tre stelle in formazione di combattimento furono viste volare su Roma la sera del 16 settembre 1408. Il fatto è descritto, en passant, da Antonio Di Pietro, canonico beneficiato del Capitolo Vaticano, nel suo Diario di Roma dall'anno 1404 all'anno 1417, conservato nell'Archivio Capitolare Vaticano. "Subito dopo il tramonto del sole", racconta Di Pietro, "essendoci avviati noi sopraddetti, e cioè don Guglielmo Di Pietro, don Luca Pippi e io, appena giunti in piazza S.Pietro vedemmo con altri, fra i quali Mattia Capodecarne, Agesilao Teodori mio tabernario, Giovanni Cioneo e molti altri ancora, una bellissima stella che, venendo dal cielo di Tarrione, si dirigeva verso Castel Sant’Angelo con altre due piccole stelle raggianti e splendenti. E rimanemmo tutti sorpresi da quello spettacolo". Nell'anno 1428 "durante la notte precedente il 3 marzo, alle 01.30, fu visto da Forlì da molte persone degne di fede, quasi al di sopra del convento dei Frati Minori, una grandissima fiamma a forma di torre e poi una colonna sopra di essa che in aria appariva anch'essa infuocata, cosa che a Forlì fu osservata da molti: religiosi, cittadini e abitanti sia delle montagne che delle pianure vicine. E ciascuno aveva visto la suddetta fiamma celeste nel suddetto luogo. Era allora Signore il buon F. Domingo Firmano (Domenico Capranica, Vescovo di Fermo, il Governatore ecclesiastico della Romagna, residente a Forlì.) quello stesso anno, il 3 marzo, si vide in aria a Forlì come una lampada infuocata, che durò dalle 01.00 alle 03.00…". Il 28 giugno del 1444 misteriosi globi ("globbi") apparvero sul santuario di S.Maria del Sasso, presso Bibbiena nel Casentino, lasciando senza fiato coloro che li videro. E sembra che da essi uscissero addirittura dei giovani vestiti di bianco. Così ne parla l’autore della cronaca, un monaco benedettino di Camaldoli a nome don Massimo: "Nel 1444, quando io fui a Sancta Maria, (credo fussi la vigilia di San Piero), la sera medesima el potestà di Bibbiena, che era Ilarione di Conte Compagni, tornando da cacciare, sendo presso alla detta Chiesa quasi due balestrate, sopra un poggetto, volgendosi verso la chiesa vidde lui co' compagni suoi un globbo di grossezza quanto un torchio. Subito s'inginocchiò et andò ginocchioni per insino alla chiesa con grandissima divotione. El suo notaro, che era con esso lui, credette che fusse cosa divina; andossene in sul tetto della chiesa per vedere se alcuno avessi fatto questa cosa fictamente. Come fu in sul tetto, cominciò a tremare e gridare per sì fatto modo, che se non avesse avuto aiuto, cadeva a terra da quel tetto. La sera medesima la voce andò per tutto il castello, che i lumi erano appariti. Subitamente vennero tutti quegli di Bibbiena, quasi s’abbandonò il castello, e con gran pianto e gridando tutti: misericordia! tutti si riappacificarono con gran divozione". Messer Lorenzo piovano di Bibbiena disse di avere visto più volte i lumi sulla chiesa, sia di giorno che di notte, e con lui i fanciulli del Castello che si recavano in chiesa al sabato sera; spesso i globi erano accompagnati da un "soavissimo odore". Ma soprattutto, il potestà di Bibbiena Ilarione di Conte Compagni ed una serie di aretini avrebbero visto "venire per la via che va a Chamenza grandissima quantità di giovani tutti vestiti di bianco, e viddegli andare su per prato di sancta Maria ed entrare nella chiesa". Tutta la popolazione di Bibbiena fu a conoscenza dell’evento, la cui narrazione si trova nel manoscritto Dei fatti miracolosi avvenuti presso il torrente Vessa, non lungi da Bibbiena, inserito nel Codice Moreniano, raccolta Frullani 29, pagina 56, custodito nella biblioteca Riccardiana di Firenze.

Un altro evento misterioso è datato 6 agosto 1492 (Colombo stava per scoprire l'America), alla vigilia del conclave dal quale sarebbe uscito papa Alessandro VI°. Il fatto è raccontato da Stefano Infessura, scriba del Senato del Popolo Romano, nel suo Diario della città di Roma, che va dal 1429 al 1494. Scritto un po' in latino, un po' in italiano, il diario fu trovato nella Biblioteca Estense di Modena dal Muratori. Esso riporta: "Il giorno 6 del mese di agosto tutti i cardinali entrarono nel conclave che si teneva nella Cappella dei palazzo Apostolico (seguono i nomi). Nello stesso giorno apparve un segno nell’ora terza: infatti furono visti in cielo a Oriente tre grandi, bianchissimi e lucenti soli e furono visti da molti di diversa condizione, che erano venuti per vederli. E i cardinali che stavano entrando nel conclave si fermarono sulla scalinata di Santo Pietro. E il fatto fu affermato da Antonio, vescovo di Agri, e da Mariano Boccaccio e da molti altri ancora che videro il fatto e asserirono di averlo visto davvero, come lo videro i cardinali che salivano su alla predetta chiesa. Questo grandissimo segno avvenuto in cielo si temette che fosse per caso pronostico di qualche grande sventura" (e in effetti, papa Borgia non fu certo uno dei pontefici migliori).